Non tutto si può comprare…

Un caso emblematico dello scontro fra interessi occidentali e rispetto della tradizione locale.

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Manifestanti infuriati hanno incendiato, mercoledì 14 gennaio 2015, le istallazioni di un’impresa mineraria, nel villaggio di Nogo, Comune di Namissiguima, al nord del Burkina Faso. Per comprendere ciò che è avvenuto bisogna sapere che, all’interno del Comune di Namissiguima, c’è un luogo (Ramatoulai) che, da molto tempo, da decenni se non da secoli, è un centro di pellegrinaggio e di culto per le comunità e i fedeli di religione mussulmana. In pellegrinaggio in tale luogo i fedeli giungono fin dal Mali e da altre regioni molto distanti. Al Centro di Ramatoulai c’è una moschea, meta ambita di molti fedeli. Proprio nella zona di tale moschea, in particolare nell’area sotto e attorno ad essa, così come in quattro altre zone o siti della regione, un’impresa ha identificato dei giacimenti d’oro. Volendo estrarre il prezioso metallo, dopo aver “preso contatto” con membri del governo del Presidente Blaise Compaoré (destituito lo scorso ottobre) e aver ottenuto l’autorizzazione dello Stato, ha deciso, recentemente, di insediarsi nella regione istallandovi il quartier generale e le attrezzature (veicoli, macchinari, ecc…) in vista dei lavori di estrazione. In un primo tempo, ma comunque tardivamente, i dirigenti dell’impresa hanno condotto delle trattative con le popolazioni locali, senza però dichiarare in modo pienamente trasparente, sin dall’inizio, le proprie intenzioni. E’ stato creato un comitato (con i rappresentanti dei capi religiosi, tradizionali –“coutumiers”- e politici) per condurre le trattative a nome della popolazione. Sono anche state nominate alcune persone con il compito di mediare le divergenze fra le parti. La popolazione, in special modo quella di religione mussulmana, era ed è contraria all’insediamento della miniera e allo sfruttamento dei siti auriferi. In particolare, il loro capo spirituale supremo, lo Cheick Aboubacar Maïga II, era ed è fermamente contrario e si dichiara pronto a morire per difendere Ramatoulai, la sua tradizione e la sua moschea. Altro elemento simbolicamente molto importante, per comprendere l’intera vicenda, è la constatazione che uno dei giacimenti e siti più importanti si trova proprio, come detto, sotto la moschea. Per gli abitanti del luogo (come ci ha spiegato Hamed, geografo, uno dei membri del Comitato rappresentante la popolazione) l’oro del giacimento rappresenta la luce dei loro avi e dei loro santi d’oltre tomba. Per tale ragione si oppongono fermamente alla sua estrazione. Si possono dunque comprendere i motivi, senza con ciò giustificarne assolutamente i metodi, per cui i manifestanti hanno incendiato le istallazioni dell’impresa. La Ditta non ha dunque compreso l’importanza simbolica e religiosa del luogo. Per lei l’oro del giacimento rappresenta essenzialmente un valore pecuniario, economico. E’ nella stessa logica che, come Hamed ci ha confermato, ha proposto un indennizzo irrisorio alle popolazioni locali oltre alla promessa di ricostruire la moschea in un altro luogo e di trasferire i villaggi situati sui siti in altre zone. Non ha capito che le sue intenzioni e pretese si scontrano con un tabù. Non ha compreso che, per la popolazione locale, la tradizione religiosa e il rispetto dei loro antenati, oltre che delle loro terre, non ha prezzo, non è comprabile. E’ bene sapere, inoltre, che, in Burkina Faso, per fortuna, le popolazioni di religione mussulmana sono molto pacifiche e hanno stabilito rapporti fraterni con i fedeli di religione cristiana. A Natale, ad esempio, i cattolici e i protestanti offrono dei pasti ai fedeli di religione mussulmana. In occasione della Tabasky, la loro festa religiosa, i mussulmani offrono il loro cibo ai cristiani. Nelle strade di Ouahigouya, quarta città del Paese, si leggono cartelloni pubblicitari con scritte del seguente tenore: “Au nom d’Allah le miséricordieux, j’appelle les fils et filles de Ouahigouya à se donner la main pour bâtir notre cité. J’invite tous les fidèles au Pardon, la Tolérance et à bannir toute Vengeance. Qu’Allah nous apporte la Paix”. (El Ady Traoré Hamidou, Grand Imam de Ouahigouya).

Franco Losa, Ouahigouya, febbraio 2015