Cooperazione allo sviluppo: per chi?

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La storia dell’asino e della carota
Un uomo bianco, Presidente di una ONG, cooperante.
L’uomo bianco finanzia l’acquisto di un asino all’ONG femminile africana. L’uomo bianco, politico nel suo Paese, è fiero del suo finanziamento. Viene in Burkina. Si reca dalla Capitale alla periferia dove si trova il campo all’interno del quale vive pacifico l’asino. Nel tragitto per recarsi sul luogo dove vive l’asino, vede, sul bordo della strada, una fila di bancarelle e di donne che fanno mercato, espongono le verdure da loro coltivate. Il presidente chiede all’autista di accostare la 4×4 e di fermarsi davanti alle bancarelle delle donne. Si avvicina a una contadina che vende carote. Acquista un mazzo di belle carote. “Per il mio asino”, dice all’autista. Giunto all’appezzamento di terreno dove vive l’asino, senza ascoltare gli inviti della presidente della ONG locale che cerca di dissuaderlo, si avvicina all’asino e gli porge, gli infila in bocca, alcune carote sotto gli sguardi attoniti delle donne, contadine, che sullo stesso appezzamento di terreno, stanno innaffiando le parcelle di lattuga. “Perché, ha chiesto la presidente, coordinatrice dell’ONG locale, le ha dato delle carote da mangiare? Perché, risponde il Presidente, è il “mio” asino, l’ho “finanziato” io…!” SIC! “Come è possibile dare all’asino le carote quando queste sono cibo prezioso e raro per le povere contadine locali?”

La storia della cacca sul terreno
Un uomo bianco , Presidente di una ONG, cooperante.
L’uomo bianco finanzia l’acquisto di un appezzamento di terreno a favore dell’ONG femminile africana. L’uomo bianco è fiero del suo finanziamento. Viene in Burkina. Si reca nel villaggio dove si trova l’appezzamento di terreno da lui finanziato. Entra dal cancello e passeggia tra le aiuole dei diversi ortaggi coltivati. Poi, si sposta in direzione del pozzo profondo dell’acqua potabile. Nota sul terreno, fra gli arbusti, sparse qua e là, le cacche delle capre e dell’asino che pascolano lì attorno. Si lamenta con la coordinatrice dell’ONG locale dicendo che il terreno “è sporco”, “è pieno di merda degli animali”. “Perché”, dice, “non lo tenete pulito”? Poi si rivolge al contadino, responsabile degli animali, che vive, come guardiano, sul terreno. Questi, sapendo quanto siano importanti gli escrementi degli animali per arricchire il terreno e ridargli humus, rimane sconcertato, incredulo, si sente impossibilitato a replicare preso tra due fuochi: la necessità di arricchire il terreno e quella di non deludere il Presidente “suo” importante finanziatore. La coordinatrice dell’ONG locale ha riferito che il contadino aveva quasi le lacrime agli occhi. “Perché, chiede la coordinatrice dell’ONG al Presidente, lei vuole che il terreno sia “pulito”? “Perché è il “mio” terreno, l’ho “finanziato io”…! SIC! Morale: spesso, più che favorire lo sviluppo di un progetto finanziato a beneficio delle comunità locali, per il cooperante, è più gratificante “coltivare il proprio io”, vestire il proprio narcisismo con l’abito dell’altruismo.

Ouaga, gennaio 2015

Franco Losa