Il ventilatore al soffitto gira deciso

Incontro, in una pizzeria non lontana dalla pensione “Chez Tess”, dove alloggio, a cena con Blandine Sankara. Blandine mi racconta che il Comitato di transizione (CDT), incaricato di preparare le elezioni, recentemente (precisamente nei giorni di fine anno) è stato “sequestrato” nel corso di una riunione (da quella parte dell’esercito che formava, sotto il regime di Compaoré, la guardia presidenziale). Al Comitato è stato intimato di non annullare il regime di privilegi di cui, questi militari, hanno potuto fino ad ora beneficiare. In altre parole, mi ha detto Blandine, che l’esercito è composto da due sottogruppi, settori o fazioni che dir si voglia. La prima, quella che ha goduto con Blaise Compaoré di privilegi e che costituiva la guardia presidenziale e che, purtroppo, possiede le armi. La seconda, costituita da militari non corrotti e che non beneficiavano delle “attenzioni” del presidente, ma che non possiede le armi. Blandine ha spiegato, inoltre, che i membri del “Comitato di transizione” (costituito dopo consultazione e coinvolgimento di tutte le forze politiche del Paese) ricevono, o si sono attribuiti ?, come salario, 2 milioni e più di FCFA. Nel Paese sta nascendo perciò nascendo un movimento di contestazione per impedire che si ricada in una logica simile alla precedente, basata su privilegi favori vari, attribuendo salari e contributi eccessivi ai politici, visto il livello salariale nel Paese e quello della povera gente. Secondo Blandine, 500’000 FCFA sarebbe un salario corretto per una tale funzione. Altri grossi interrogativi, in questo momento politico delicato per il Paese, è la questione della giustizia: caso Norbert Zongo, caso Thomas Sankara. Il presidente Kafando, ha annunciato, nel discorso di investitura, che il caso Thomas Sankara sarebbe stato riaperto. Nel discorso del primo dell’anno, però, il presidente Kafando, ha ridimensionato la sua prima presa di posizione dicendo unicamente che si sarebbe fatto di tutto per permettere alla famiglia di riesumare le spoglie di Thomas Sankara. Ora la famiglia ha preso una decisione, rivolgendosi nei giorni scorsi al collegio di avvocati internazionali che spontaneamente si sono messi a disposizione per “far luce” sul caso chiedendo loro di esprimere e richiedere al presidente Kafando di riaprire l’inchiesta e non solo di limitarsi alla riesumazione del corpo. Ne parleranno senz’altro i giornali nei prossimi giorni. Altra questione delicata è quella del “perdono”. Il Burkina ha una tradizione importante in tal senso. Si pensi alla “giornata del perdono”. Si pone, perciò l’interrogativo se “fare giustizia” con tutte le persone coinvolte e conniventi in modo più o meno importante, con il regime e le logiche del presidente Compaoré, o se “condonare” in nome della pace sociale. Si parla, mi dice Blandine, di processo di riconciliazione pubblica. Quando e come si intende “chiudere” con il regime precedente? Nelson Mandela, Africa del Sud, ha saputo e voluto “perdonare”. Come riuscirà il Burkina a fare giustizia senza cadere in una logica di “vendetta” che potrebbe lacerare il Paese? Sono le 22’50. Il ventilatore al soffitto gira deciso e rinfresca l’aria. La zanzariera è pronta, di colore turchese, stesa e tirata sopra il letto malgrado sia piena di buchi che ho cercato di tappare con le etichette auto-collanti staccate dalle valigie e che i funzionari dell’aeroporto vi avevano applicate.

Franco Losa,Ouaga, 12 gennaio 2015 – h 22’00 ora locale